Charlotte Gainsbourg in Italia: ‘Io, il nuovo album, Beck e mio padre Serge’ (Rockol.it)

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Di Rockol.com, 08 Feb 2010

Charlotte Gainsboug ha in promozione il suo nuovo album « IRM ». In realtà il disco è già uscito da un po’ di tempo. In Francia, dove abita, è andato bene e si è spinto nella Top 5. In Belgio è andato benino. Nelle altre nazioni, nonostante si tratti di un lavoro interessante e al quale Beck ha contribuito massicciamente, è rimasto ben lontano dalle Top 10. Maglione, jeans attillati, stivali texani, orologio con cinturino finissimo: Charlotte si presenta così nella saletta di un nuovo 4 stelle milanese a pochi minuti dalla movida di corso Como. Inglese fluente, leggero accento francese, qualche indecisione su alcuni termini. Niente braccialetti, niente anelli, niente make-up. Charlotte (Londra, 21 luglio 1971), per chi non la conoscesse, è figlia del cantante e poeta francese Serge Gainsbourg (in Italia particolarmente ricordato per il 45 giri « Je t’aime…moi non plus », disco erotico di fine anni Sessanta) e dell’attrice inglese Jane Birkin. Serge è morto nel 1991, la Birkin ha 63 anni. Lo scorso anno l’attrice e cantante ha partorito due volte: « IRM » e il film « Antichrist » di Lars von Trier. « A me piace affidarmi a qualcuno », dice. « Con Lars mi sono fatta risucchiare nel suo mondo, in un certo senso mi ha manipolata ma volevo essere manipolata. E’ stata una cosa molto intensa, esagerata, con emozioni esagerate. Sono rimasta concentrata per due mesi. Con Beck invece è stata una cosa differente. Era il mio album, abbiamo iniziato facendo insieme solamente cinque giorni. Non era detto che si sarebbe occupato di tutto il lavoro. Abbiamo cominciato con sole tre canzoni. Poi mi ha chiesto se avrebbe potuto fare tutto il disco. Per l’album il percorso è stato decisamente più lungo di quello del film ». Le note per la stampa sono firmate da Nick Kent, che i lettori dalla buona memoria ricorderanno come l’ultimo eroe dell’NME, un giornalista che si calava nella vita di strada, documentò la nascita del punk e, secondo la mitologia rock, per ciò fu ripagato da Sid Vicious dei Sex Pistols con alcuni colpi di catena sulla testa. Kent abita a Parigi ma scrive molto poco; rimane una delle poche icone del « vecchio » giornalismo rock. « Con quale abile astuzia sei riuscita a convincere Kent a scrivere per te? ». Charlotte si inalbera
dolcemente: « Non ho usato astuzie! », dice. Si scherzava, certo che no. Più rilassata: « In realtà è stata la casa discografica a suggerire la cosa. Abbiamo parlato su Skype. Non so neanche dove fosse. Non lo conosco tanto bene ». Delusione. Qualcuno suggerisce che « IRM » sia un disco sulla morte. Visto che la Nostra nel 2007 se l’è vista brutta per una emorragia cerebrale che poteva spedirla al Creatore, la domanda ci starebbe anche. « Non è che tutto l’album sia sulla morte », dice. « Ci sono anche pezzi che non c’entrano per niente ». E’ così. Le carte sono scoperte. Charlotte è una tipa decisamente riservata: a domanda risponde, ma non elabora o lo fa poco. Ogni tanto è anche decisamente guardinga. « Carla Bruni? Mi piace molto il suo primo disco, il secondo è già più difficile. Bella voce. Ma preferisco non dire altro perché è la moglie di, e qualsiasi cosa possa dire verrebbe amplificata ». Carlà scansata. Le piacerebbe qualche futura collaborazione? « Non dico niente, le poche volte che ho espresso desideri non si è mai materializzato nulla. Taccio ». Comunque gusti eclettici: tra i suoi artisti preferiti cita Radiohead, Lou Reed, Pink Floyd, la classica, Chopin ma anche il vecchio Elvis. Si apre maggiormente sul padre, per fortuna. « Quando mio padre è morto », dice con molta sincerità, « non sapevo dove posizionarmi. Lentamente, gradualmente, con piccole esperienze…Madonna mi ha campionata, ho collaborato con Etienne Daho, ho conosciuto gli Air…questo lavoro si è reso possibile. Ma ho avuto bisogno di collaborazioni. Se rifarei ancora ‘Lemon incest’? (canzone del 1984 con suo padre, controversie e scandali a non finire) Certo che sì. Io cantai in modo innocente, mio padre mi spiegò bene tutto, l’ambiguità è nel titolo ma non nel testo. La rifarei. E poi ero alla boarding school, non mi arrivò il frastuono delle polemiche, avevo 12 anni, non seppi dello scandalo. E’ passato tanto tempo. Adesso mia madre mi incoraggia ad andare on the road, forse perché è una tipa che è sempre in giro. Non è mai a casa! Sì, il mio disco le piace, ma che volete che dica, è mia madre, ovvio che dica così ». Il capitolo successivo di Charlotte sarà il film « The tree ». « E’ finito l’editing », dice. « E’ un film di Julie Bertuccelli tratto da un libro australiano. L’abbiamo girato in Australia, ma non so quando uscirà ». La vedremo in tour? « Voglio fare un tour in marzo. In Italia non so, credo di sì, non sono sicura ma forse sì ».

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